• Voglia d’estate?
  • Tempo di fave
  • Ponte Primo Maggio
  • Festa del libro e delle rose
  • Pasqua e Pasquetta
  • Profumi e sapori di primavera
  • Bucatini alla cernia e broccoli
  • Erasmo
  • Calabrian food style
  • Apriamo il 1 aprile

Le disavventure di un turista del passato

Iustus Tommasini (1774-1831) così descriveva l’osteria di Drosi, piccolo centro della  piana di Rosarno: Se esistesse una dea del disordine e della sporcizia, l’invocherei preliminarmente perché mi desse l’entusiasmo e la forza di descrivere in maniera degna questo tempio della porcheria – mi si perdoni il termine volgare ma è l’unico adeguato. La mia descrizione però sarà sicuramente molto al di sotto del suo oggetto, e non è detto che tu alla fine non me ne debba essere grato. Venendo dalla strada la prima cosa in cui t’imbatti sono i cani e gli accattoni che sostano davanti la porta per contendersi il posto migliore […] Il  tavolo è apparecchiato con piatti e scodelle sporchi, casseruole, pentole e roba simile. I gatti leccano tutto ciò che c’è da leccare. Per riutilizzare queste stoviglie per i cristiani si limitano a pulirle con uno straccio sporco. Sul focolare ci sono varie pentole nelle quali tengono pronta l’acqua per i maccheroni e lo spezzato, vale a dire dei pezzi di carne al sugo, perché non si raffreddi. Nel fondo dello spezzato si trovano pezzi di carne che vantano una lunga storia di migrazioni: dalla pentola nei piatti e da questi in quella. Sopra il forno, su sostegni di legno, un tavolato che si raggiunge con una specie di scala da pollaio e sul quale si trovano mescolate alla rinfusa zucche, mucchi di granoturco, sacchi di grano, cipolle, vecchie sedie, briglie e selle, brocche rotte, botti vuote, un fucile, un carniere, scarpe rotte […] La mescita si trova in fondo a sinistra. Su tavole fissate alla parete l’una sopra l’altra, orizzontalmente, si trovano bottiglioni, boccali di vino, caraffe […] In basso, una grande brocca per l’acqua, pane, forme di formaggio, prosciutti, una lanterna piena di polvere, lucerne di terracotta, una bilancia e oggetti simili. Non manca una scatola per la raccolta delle elemosine del purgatorio […] Poco distante dalla parete in fondo, in uno spazio che serve all’oste per i suoi maneggi, c’è una sorta di pancone sul quale si trovano una bilancia i cui pesi sono costituiti da normali pietre di campo, accanto alla parete, un paio di otri ripieni. Ancora verso l’ingresso, sulla sinistra, un tavolo lungo con due panche sui lati, una delle quali addossata alla parete, e poi qualche botte su cui va a sedersi chi non è riuscito a trovar posto sulle panche. Intorno a questo tavolo stanno seduti dei figuri che mangiano rumorosamente e ruttano. Ti augureresti che questo loro comportamento disinvolto finisse lì: invece, purtroppo, non hanno la più pallida idea di che cosa sia la continenza […] Per quel che riguarda gli esseri viventi, come ho già detto, davanti e sulla porta ci sono cani e accattoni, e nella stanza, oltre all’oste, alla moglie e ai bambini, si aggirano diversi maiali, tre o quattro gatti e una dozzina di galline. Una chioccia intanto cova le uova in un nido sul tavolato sopra il  fuoco. L’ostessa spidocchia la figlioletta più grande mentre questa a sua volta spidocchia il fratellino. Quando i commensali chiedono qualcosa, le due donne interrompono la loro graziosa occupazione e, senza nemmeno lavarsi le mani,  porgono loro il pane, il  formaggio  e quant’altro; e i commensali  non  esitano un  momento  a consumare il tutto con  gusto.

Giovanni Sole, antropologo